SQUID GAME: SE NON SAI IL COREANO, POTRESTI AVER VISTO UNO SHOW DIVERSO
Anche se siete tra i pochi (forse pochissimi) a non averla ancora vista, sicuramente avrete però già sentito parlare della nuova serie coreana di Netflix, Squid Game. In pochi giorni, la serie ha raggiunto un successo senza pari, scavalcando ogni classifica e battendo ogni record.
Se non l’hai ancora vista perché non sai il coreano e non ami molto leggere i sottotitoli, ho una buona notizia e una cattiva notizia per te.
La buona notizia (FORSE) è che la serie è appena stata doppiata in italiano. La brutta notizia è che pare si sia scatenata una vera e propria bufera attorno al modo in cui è stata tradotta e sottotitolata.
RETRIBUZIONE E QUALITÀ
Secondo un articolo di Rest of the World, Netflix doveva corrispondere 13 dollari al minuto ai traduttori ingaggiati per il sottotitolaggio in inglese della serie…in teoria (per una lingua come il coreano le tariffe sono ben diverse). Niente di nuovo per il mondo delle traduzioni, che vive già di prezzi al ribasso, e di conseguenza, il più delle volte, di scarsa qualità. Ma qui si tratta di Netflix, c’mon guys!
Sempre secondo l’articolo, le basse retribuzioni dei traduttori starebbero portando a un’imminente crisi nel settore della localizzazione dei sottotitoli, che potrebbe soprattutto colpire i mercati di lingua non anglosassone. E, considerando che Netflix ha già in programma la seconda stagione della serie, direi bene ma non benissimo.
UNA TRADUZIONE TERRIBILE
Sebbene la serie sia appena stata doppiata in italiano, sono molti i problemi linguistici che ci sono tuttora attorno a Squid Game.
Tutto è iniziato con un Tweet di un’utente coreana residente a New York, nel quale evidenziava un grosso problema con la traduzione inglese dei sottotitoli, che definiva “terribile. Se non capite il coreano potreste aver visto uno show diverso”.
A suscitare maggiormente l’indignazione sarebbe la frase di una delle protagoniste principali, Mi-nyeo, che per convincere il protagonista a fare squadra con lei dice: «I’m not a genius, but I still got it work out», ossia «Non sono un genio, ma comunque me la sono sempre cavata». Secondo l’utente coreana, invece, la frase corretta sarebbe «Sono molto intelligente, ma non ho mai avuto la possibilità di studiare».
Anche la traduzione italiana, a quanto pare, ha stravolto il senso originale della battuta che è stata tradotta con: «Non ho mai voluto studiare, ma sono incredibilmente intelligente».
LA BAMBOLA ASSASSINA E “UN, DUE, TRE, STELLA!”
Ma forse la questione più controversa è quella dell’ormai iconica canzoncina cantata dalla bambola assassina gigante nel primo episodio. Ebbene, quello che gli anglofoni conoscono come il gioco «Red light, green light!», da noi tradotto con il famoso «Un, due, tre, stella!» che, a quanto pare, ha ben poco a che vedere con la versione originale «Il fiore dell’ibisco è sbocciato».
Infatti, oltre che a essere il simbolo nazionale della Corea del Sud, il fiore identifica l’immortalità; ed è quindi in totale contrasto con il gioco a cui sono stati sottoposti i protagonisti.
La traduzione anglofona e americana, e la scarsa qualità dei sottotitoli, sembrerebbero non far trasparire la denuncia sociale alla base della serie: quella di una società con forte divario economico e un’altissima pressione sociale e familiare per riuscire ad ottenere successo nel minor tempo possibile.
WELL DONE NETFLIX!
Beh, se Il Gioco del Calamaro è riuscito a diventare la serie più vista di sempre nonostante un sottotitolaggio terribile, che ha stravolto il senso di molti momenti salienti degli episodi, non mi resta che dire WELL DONE NETFLIX!
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