Il linguaggio inclusivo è sicuramente uno degli hot-topic più sentiti degli ultimi due anni.
Gli obiettivi principali del cosiddetto linguaggio gender-neutral sono accettazione e riconoscimento della diversità e progresso.
Tuttavia, oltre ad essere una tematica sociale e politica, quella il linguaggio inclusivo è anche una questione linguistica (legata quindi a ogni lingua).
E poiché spesso vi è molta confusione attorno all’argomento, abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza, partendo dalla nostra lingua madre, la lingua italiana e aiutarvi a capire come essere più inclusivi quando parliamo.
L’approccio dell’Unione Europea
L’Unione Europea, un po’ per le sue radici storico-culturali, ma anche per ragioni politico-sociali, ha sempre promosso la diversità culturale e sociale, orientando le proprie scelte e regolamentazioni verso l’inclusività. E l’adozione di un linguaggio inclusivo, che rispetti la libertà individuale, la libertà di identificazione di genere, non fa eccezione.
Nel 2008, infatti, l’UE è stata una delle prime organizzazioni internazionali ad adottare
alcune linee guida multilingue sul cosiddetto linguaggio “gender-neutral”, fornendo alcune indicazioni linguistiche pratiche. Da allora, anche altre organizzazioni hanno seguito le sue orme.
Che cos’è il linguaggio inclusivo
Linguaggio inclusivo (o gender-neutral) è un termine generico che indica l’uso di un linguaggio non sessista, non discriminatorio o equo dal punto di vista del genere.
L’obiettivo è evitare scelte di parole che possano risultare parziali, discriminatorie o degradanti, implicando che un sesso o un genere sociale sia la norma.
L’utilizzo di un linguaggio equo e inclusivo permette di ridurre gli stereotipi di genere, promuovere il cambiamento sociale e contribuire al rispetto dei diritti di ognuno.
Le difficoltà
Una delle principali difficoltà di adozione di un linguaggio neutro a livello europeo è, ancor prima che a livello sociale, una questione puramente linguistica.
Ogni lingua ha le sue peculiarità, le sue regole e, soprattutto, i suoi pronomi. E se il problema della concordanza degli aggettivi in inglese non si pone, nel caso dell’italiano, del francese e dello spagnolo, per esempio, il problema sussiste eccome.
Perché dovrebbe interessarti
Innanzitutto, è doveroso specificare che il linguaggio inclusivo non è semplicemente una questione ideologica, ma anche pratica!
Offendere o discriminare una persona per la propria identità di genere è sicuramente inaccettabile, ma l’inclusività è un fattore da non trascurare neanche in ambito lavorativo, come sui siti web, nelle pubblicità, sui social ecc.
Molte aziende, spesso più per convenienza che per motivi ideologici, stanno infatti cambiando la propria brand image e rivoluzionando anche i loro messaggi promozionali sui social per raggiungere e conquistare quanti più clienti possibile.
L’inclusività nella lingua italiana
Come anticipato, la lingua italiana contiene elementi linguistici come i pronomi che si rifanno al genere (egli, ella, lui lei) e al numero (sue, mie, miei). Anche gli aggettivi, seguono lo stesso principio (bello, bella, belli).
Se sappiamo il genere della persona a cui ci stiamo rivolgendo, possiamo optare per un maschile o femminile.
Ma se dobbiamo scrivere o parlare a una persona non-binary? Che pronome utilizziamo? La questione si fa più complessa, ma vi sono alcune opzioni:
- Forma impersonale. Anziché rivolgervi al vostro interlocutore direttamente, utilizzate la forma impersonale.
Per esempio. anziché: Ti sei trovato/a bene con la nuova docente? optate per: Com’è andata con la nuova docente?
- Lo ə (schwa). Come suggerisce anche il Treccani, utilizzate lo schwa. Questo fonema ha un suono “neutro” a metà tra una “o” e una “a”, ideale per una comunicazione neutrale.
- L’asterisco o la vocale “u”. In alternativa, in particolare per la comunicazione scritta informale, potreste optare per l’ “*” o per la desinenza “u”.
Riprendendo l’esempio precedente,
Opzione 1: Ti sei trovatu bene con la nuova docente?
Opzione 2: Ti sei trovat* bene con la nuova docente?
- Ascolto. Se state parlando e non volete incappare in brutte figure, il modo migliore è quello di ascoltare la persona che avete di fronte. Ascoltate il pronome che utilizza quando si riferisce alla propria persona, o al massimo chiedete! Con garbo e una buona dose di sensibilità, l’altra persona apprezzerà la vostra sincerità e premura.
In Conclusione…
Per concludere quindi… possiamo dire che la strada verso un linguaggio inclusivo nella lingua italiana potrebbe sembrare complessa e ancora lunga.
Sicuramente il primo passo è la consapevolezza e la sensibilità a questo tema importante nella nostra società e passo a passo tutti potrete contribuire a raggiungere un linguaggio sempre più inclusivo.
Per scoprire COME essere più inclusivi nella lingua inglese, francese e spagnola.. STAY TUNED!!!